È con vera gioia che vi faccio partecipi di
un evento che, sospirato in questi anni dai diretti interessati,
si è potuto, finalmente, concretizzare, in una tipica serata di
fine agosto del 2003: il 1° meeting: “Noi, mitici
ventidue alunni della V° A commerciale dell’Istituto Tecnico
Commerciale e per Geometri di Paola, dell'anno scolastico
1965/66”.
A partire dalle ore
18:00 del 26 agosto di quell’anno, mi sono ritrovato, con
tantissimi (vedi foto CARIDIcolor,
nel riquadro in alto) componenti quella mitica
classe terminale dell'anno scolastico 1966, a San Lucido (Cs),
presso il ristorante La rupe, per ricordare e
celebrare, dopo trentasette anni, i fasti di quegli anni,
etichettati dalla storia (ritengo, a giusta ragione) come i favolosi
anni ’60.
Prima della cronaca dell'evento, mi pare,
però, doveroso un excursus su quello che è accaduto durante
l'organizzazione, un backstage fatto di telefonate, promesse,
rinvii, conferme e scottanti delsioni.
Più passava il tempo e più i tempi d'attesa
si accorciavano e si dilatavano in modo frenetico, in
un’altalenante sequenza - come direbbe il sommo Omero - degna
dell’epico approdo di Ulisse alla sua Itaca, dopo il lungo e
faticoso ritorno da Troia.
Poi, quasi all’improvviso, come il suono
della campanella dopo un’ora estenuante e noiosa di lezione, la
certezza di una data e di un luogo.
Da quel momento in poi, su tutte le spiagge della costa tirrenica
Calabrese non si parlava d’altro. Da un ombrellone all’altro c’era
un forte tamburellare di notizie, di conferme e di smentite.
Le radio, sotto gli ombrelloni dei lidi di Paola,
Fuscaldo, Amantea, San Lucido e Guardia, sentenziavano
continuamente: “Sembra che Natuzzo, Egidio ed Arnaldo non vengano;
Mela ci sarà certamente, come pure Anna, Maria ed Enza. Giovanni non
è stato ancora rintracciato e neppure Franco”.
Il
tam tam continuava anche sulla fascia Jonica della Calabria,
in particolare, sulle "spiagge in" di Soverato. Ad esse
facevano eco i ponti coperti e quelli scoperti dei traghetti
che tramano, incessantemente, fra le due sponde dello Stretto di
Messina. A Cosenza, fra i capannelli di Corso Mazzini, i bookmakers accettavano scommesse
(con giocate significative) sulla partecipazione, più o meno ampia,
dei principi consorti al meeting Sanlucidese.
Sulle spiaggie grande e piccola di
Diamante e sull’arenile di Lampezia, alle spalle del porto
di Cetraro, in assenza dei diretti interessati (che, solitamente,
non frequentano i lidi affollati!) i presenti in spiaggia
spettegolavano sulla futilità e sulla mondanità dell’avvenimento.
(A questo punto, mi corre
l’obbligo di segnalare che, per la straordinarietà dell’evento, Poste
Italiane aveva emesso un francobollo commemorativo e, nel
contempo, aveva disposto per un aumento dello stipendio dei suoi
dipendenti direttamente impegnati nel meeting; mentre il
dipartimento S.V. del MEF aveva emanato precise
disposizioni perché a tutti i dipendenti pubblici partecipanti fosse
erogata un’indennità una tantum destinata, lo si apprenderà
succesivamente, a pagare il conto del ristorante.)
Dopo una vigilia dedicata alla messa a punto dei
ricordi globali e di quelli particolari ed una notte insonne, per la
tensione accumulata e per l’immensa emozione, finalmente, il d-day
arrivò.
Ricordo che, ci fu chi trascorse la mattinata a
rintracciare telefonicamente Franco (Spensierato), ritrovandosi,
ripetutamente, alle prese con le disarmanti risposte della
segretreria: “Il cliente da lei chiamato non è al momento
raggiungibile…” e chi, invece, si trovò costretto a contabilizzare i
numerosi filonisti dell’ultima ora, per motivi di
famiglia. Per raggiongere la location del meeeting alcuni
dovettero tirar fuori l’auto dal garage alle prime luci dell'alba,
mentre altri, invece, percorsero, col cuore in gola, solo poche
centinaia di metri.
Io arrivo dinnanzi al parcheggio de La rupe
in quasi perfetto orario. Sono in compagnia di mia moglie e di Geppina
(Pastore), alla quale ho offerto un passaggio, per avere la gioia di
stare più a lungo con Lei, che non vedo da trentasette anni. (nella
foto, nel riquadro in alto, siamo in piedi ed occupiamo,
partendo da sinistra, le prime tre posizioni). Dopo qualche istante ci
raggiunge Franco (Iorio) col cane, che, all'avvicinarsi dell'ora di
cena, farà posto alla moglie. (I coniugi Iorio, nella foto,
sono seduti sulla panchina di destra, costretti, dalla persona
di cui dirò in seguito, ad occuparne solo una breve porzione!).
Passano solo pochi minuti e, mentre godiamo di un panorama stupendo,
sentiamo qualcuno che chiama: Franco! È
Concetta (Calomeni), con il marito. (nella foto, sono quelli in
piedi, accanto all’albero).
Nell’attesa degli altri, facciamo una
passeggiata. Franco e Concetta ci raccontano di San Lucido e dei fasti
del passato della città che ha dato loro i natali. Percorsi un
centinaio di metri, ci viene incontro una coppia... Dopo qualche
perplessità ed alcune ipotesi, azzardiamo un nome "Fulvia" (Sabato),
con il marito. Non ci siamo sbagliati! (nella foto, sono in
piedi e, mano nella mano, occupano le prime due posizioni, da destra).
Ciascuno racconta il proprio passato ed il
presente; dà notizia dei figli, del primo dentino del nipotino. Ma
questi discorsi sono interrotti da una raffica di arrivi. Qualcuno,
solo perchè li ha incontrati di recente, li annuncia esultando, sono:
Mela (Frangione) ed Ada (Giordanelli), con i rispettivi mariti.
Qualche metro più dietro c’è Enza (Maisano), con il marito. (nella
foto, li ritroverete, in ordine di citazione, seduti sulla
panchina di sinistra). Ora c’è un susseguirsi di scatti fotografici e
le prime ombre della sera risultano schiarite da una sequenza
ininterrotta di lampi prodotti dai flash a corredo delle macchine
fotografiche che, fino a quel momento tenute in borsa o in tasca, ora
brillano al sole basso all'orizzonte, come spade scintillanti, e
vengono usate disinvoltamente senza alcuna discrezione.
Non ci siamo, ancora, ripresi dallo shock
provocato dall'incalzare di sì piacevoli incontri, che,
all'improvviso, spuntano dal vocoletto due auto. Al loro interno
scopriamo i volti, tanto cari, d'Emilio (Colonna), di Daniela (Ricci)
e di Marisa (Lanzillotta). I primi due presentano i coniugi al
seguito; Marisa, che del marito (e dei figli) ha solo le foto, in
borsa, fa i salti mortali per mostrare la sua caraibica
abbronzatura. (nella foto, li troverete, in stretto ordine d'apparizione,
in piedi fra le due panchine. (ndr. è inutile cercare
l’abbronzatura di Daniela, che, ovviamente, non occupa alcun spazio
fisico!).
La visione di migliaia di foto del bel tempo
che fu portate da Daniela, in una pesante valigia
diplomatica, in questa fase del meeting si sovrappone, per
lungo tempo, ai precedenti discorsi su di noi e sui nostri familiari.
Ma ecco che arriva un’auto d'epoca targata “RC” e
le signore, festanti, abbandonano i mariti, le foto, i discorsi sui
figli e sui nipoti e le corrono incontro. Passa solo qualche attimo e
la piazza antistante La rupe s’illumina a giorno per
il susseguirsi dei flash prodotti dalle macchine fotografiche delle fans
del nuovo arrivato. Agli uomini del meeting, rimasti orfani d'ogni
affetto e di ogni altro bene, non resta altro che prendere atto
dell’arrivo di Pino (Alati). (Quello al centro della foto,
l’unico con i baffi, è Pino; alla sua destra si è imposta, con molta
fatica, la moglie). Neppure il tempo di uscire dall’abitacolo ed,
immediatamente, il reggino viene sottoposto alla ricorrente
tortura del riconoscimento dei presenti, con un incalzante ed
asfissiane time-out!
Marisa continua a chiedere di Franco
(Spensierato). Per l’ennesima volta, le faccio ascoltare,
dall'altoparlante del mio cellulare, la voce sconsolata della signorina
della TIM che, ribadendo l’impossibilità di raggiungere il
cliente chiamato, cancella, a questo punto del meeting, la generale e
comune speranza di averlo tra noi.
Si è fatto notte. Lampeggia e s’illumina
l’insegna al neon del ristorante. Poco distante da noi, un’allegra
comitiva di giovani canta il tormentone di quell'estate,
oramai alla fine:”Verofalso”. Franco continua a ripetere a tutti i
presenti, senza alcuna eccezione (anche a quelli, di noi, che non
conoscono la vicenda e che,
quindi, non riescono a capire il senso delle sue parole): “Ho appena
parlato, al cellulare, con il marito. Stanno per partire da Paola!” (ndr,
si tratta dell’ennesimo aggiornamento sui tempi di arrivo al meeting
dei coniugi Papaleo. Franco, con la formula del comunicato stampa, ci
aggiorna ogni cinque minuti). Noto che mancano, anche, i Grupillo, che
avevano promesso che sarebbero venuti, per cui gli telefono. Sul
momento, apprendo che la famiglia è andata ad un concerto e che,
pertanto, contrariamente a quanto ci aspettavamo, non saranno con noi.
Siamo
tutti, ancora increduli, intorno a Franco che ha appena annunciato:
“Partiti. Sono partiti. Sono partitiiiiiii!” (ndr, i Papaleo),
che qualcuno esclama: “E’ arrivata Annaaaaaaaaaa!” La strada è
affollata, vi sono alberi ed auto parcheggiate, l’illuminazione non è
da set cinematografico e guardiamo in tutte le direzioni, per cercare
di vincere il premio in rapidità nell’individuarla. Come Venere
sorgente dalla spuma delle onde del mare, la vedo apparire fra una
panchina, un albero, una Fiesta parcheggiata, ed un nuvolo di
bambini che giocano. Tutti insieme le corriamo incontro, l’abbracciamo
e la baciamo. (nella foto, la fanciulla distesa sulla famosa
panchina di destra, di cui dicevo in precedenza, è Lei).
È proprio quando il cuoco de La
rupe è andato, da qualche tempo, a letto ed il
proprietario del ristorante saporitamente russa dinnanzi al
televisore che trasmette, ad alto volume, la sigla iniziale di Uno
mattina estate; è proprio quando si sente, in lontananza, il
monotono rullare del motore di una paranza che naviga, dopo
la pesca notturna, verso il porto e le prime luci del nuovo giorno
rendono nitidi i contorni dei monti alle spalle di San Lucido; è
proprio allora che Maria (Zicaro) ed il consorte (ndr, i
Papaleo) fanno il loro ingresso sul piazzale antistante La
rupe. (Per la cronaca, nella foto nel riquadro in
alto non troverete immortalati Maria e consorte, perché al
loro arrivo il fotografo ufficiale della manifestazione aveva
esaurito, irrimediabilmente, il rullino delle foto e le batterie del
flash!).
A questo punto, tutti a tavola! Per suggellare questa giornata
indimenticabile che, tutti sperano ed auspicano, possa ripetersi in
un immediato futuro.
Per quel che mi riguarda, tante, forti e tutte belle sono state le
sensazioni provate prima, durante e dopo il meeting. Mi resta il
rammarico di non aver trovato l'occasione, insieme con Franco Iorio,
per coagulare con qualche decennio d'anticipo il comune desiderio
d'incontrarci.
Chiudo questo verbale della
seduta con uno zibaldone di ricordi e di sensazioni, che è
limitato nei personaggi coinvolti (non me ne vogliano, per ragioni
opposte, i compagni citati e quelli esclusi!) e che è, decisamente, non
esaustivo delle tante realmente provate.
Impossibile privarsi, anche per un solo istante,
della compagnia di Emilio, compagno di banco per tante stagioni
e puntuale biografo di quegli anni (si è confermato un formidabile data
base d’informazioni su: docenti, alunni, relazioni di parentela,
amori, avventure, inganni, ecc), e che si lamentava, durante la cena,
per l’indisponibilità di sale, con cui condire l’insalata.
(Probabilmente, ignorava che il proprietario de La rupe,
per tradizione, suole versare tutto il sale disponibile sul conto!)
Mi scuso con Geppina, che ho costretto, perché
gradita ospite sulla mia Focus, a giungere sul luogo del
misfatto quasi in orario, anzi, con solo cinque minuti di ritardo. Per
lei, che è abituata a scandire i tempi della giustizia, sarà stata dura!
Mi hanno intenerito quelli (ndr, si dice il
peccato e non il peccatore!) che raccontavano delle loro peripezie per
ricevere le soluzione dei compiti in classe e della mia riluttanza a
fornire loro copie di un lavoro incompleto.
Mi hanno stupito anche quelli (omissis) che tentavano
di stilare delle graduatorie di merito scolastico di allora, nelle varie
discipline: esercizio improbo, a causa dei nostri ricordi ingialliti dal
tempo.
Come non citare il grande assente: Natuzzo
(Morelli). Autoproclamatosi, all’epoca, “mastro”, per la sua particolare
bravura nel dare velocemente la soluzione ai quesiti dei compiti in
classe di matematica applicata. Sembra che abbia avuto, in seguito, una
vertenza con la Sip (Società per l’esercizio telefonico), che ha avuto
l’ardire di assegnargli come numero telefonico della propria abitazione
il 42000. Identificativo troppo facile da ricordare, per un mastro nelle
scienze matematiche!
Ha risposto, con immutato, slancio: Presente!,
invece, Eugenio (Grupillo), che, costretto a rispondere “si” ad un’altra
chiamata molto più grande della nostra, ha dovuto prematuramente privare
i familiari e gli amici del suo profondo affetto. Lo abbiamo ricordato,
a tavola, per le sue non comuni doti umane, morali e sportive. Al suo
spirito, che abbiamo avvertito aleggiare in mezzo a noi, abbiamo chiesto
d’intercedere presso Dio, per le nostre quotidiane manchevolezze e
necessità.
Mi corre l’obbligo di citare Enza (Maisano). Lei che,
alla pari di Gianni Morandi, dal sessantasei non è per niente cambiata
ed ha mantenuto gli stessi caratteri somatici di allora, unitamente ad
un’impeccabile forma fisica. (Per le considerazioni testè espresse,
nella foto di sopra vi sarà facile individuarla, senza indicazioni di
alcuna coordinata!)
È stata splendida Daniela (Ricci) che è giunta
all’appuntamento senza più gli occhiali del '66, ma con una valigia
zeppa di ricordi e di fotografie. A questo carico straordinario di
ricordi fotografici, attribuisce l'impossibilità a portare seco figli e
marito. Materiale fotografico, a mio modesto parere, più che sufficiente
per una presentazione in PowerPoint dal titolo: “Tutto il quinquennio,
minuto per minuto”. (In verità, mi duole confessare che, fra le
centinaia di foto disponibili, ho scelto di visionare solo quelle nelle
quali non ero presente, dal momento che non avrei resistito allo shock
di rivedermi in immagini di “20 kg. fa”!
Ora, come dare a Ninì quello che è di Franco? Ebbene
voglio dirlo a lettere cubitali, senza l’impareggiabile contributo di
Franco (Iorio), che ha ordinato e numerato con fatica, dedizione e
precisione, le tessere del mosaico La classe, la
convocazione del meeting sarebbe stata solo un’utopia.
Nel corso della cena, particolarmente apprezzata è
stata la telefonata, da Brescia (località di sua abituale dimora), di
Giovanni (Vanzillotta). Non potendo essere presente al meeting, dopo un
fugace incontro, con alcuni di noi, durante il periodo di ferie
trascorse a Paola, ha voluto esserlo virtualmente, con una toccante e
lunga telefonata. Ha parlato con tanti di quelli che non era riuscito ad
incontrare precedentemente e si è augurato di poter essere con noi nei
futuri appuntamenti. A tal proposito, colorito il linguaggio di Pino,
come al solito. A quelli che cercavano di convincerlo a parlare con
Giovanni, ripeteva, ostinatamente: “No, per carità, non passatemi il
cellulare! A Giovanni non lo ricordo per niente. Non so che dirgli!”