Fatti, Storielle ed Opinioni a margine del favoloso meeting:

"Noi, mitici ventidue alunni della Va A Comm/le dell’I.T.C.G. di Paola – A.s. 1965/66"

di Antonio Caridi


          foto CARIDIcolor


        È con vera gioia che vi faccio partecipi di un evento che, sospirato in questi anni dai diretti interessati, si è potuto, finalmente, concretizzare, in una tipica serata di fine agosto del 2003: il 1° meeting: “Noi, mitici ventidue alunni della V° A commerciale dell’Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri di Paola, dell'anno scolastico 1965/66”.

        A partire dalle ore 18:00 del 26 agosto di quell’anno, mi sono ritrovato, con tantissimi (vedi foto CARIDIcolor, nel riquadro in alto) componenti quella mitica classe terminale dell'anno scolastico 1966, a San Lucido (Cs), presso il ristorante La rupe, per ricordare e celebrare, dopo trentasette anni, i fasti di quegli anni, etichettati dalla storia (ritengo, a giusta ragione) come i favolosi anni ’60.

        Prima della cronaca dell'evento, mi pare, però, doveroso un excursus su quello che è accaduto durante l'organizzazione, un backstage fatto di telefonate, promesse, rinvii, conferme e scottanti delsioni.
        Più passava il tempo e più i tempi d'attesa si accorciavano e si dilatavano in modo frenetico, in un’altalenante sequenza - come direbbe il sommo Omero - degna dell’epico approdo di Ulisse alla sua Itaca, dopo il lungo e faticoso ritorno da Troia.
       Poi, quasi all’improvviso, come il suono della campanella dopo un’ora estenuante e noiosa di lezione, la certezza di una data e di un luogo.
        Da quel momento in poi, su tutte le spiagge della costa tirrenica Calabrese non si parlava d’altro. Da un ombrellone all’altro c’era un forte tamburellare di notizie, di conferme e di smentite.
        Le radio, sotto gli ombrelloni dei lidi di Paola, Fuscaldo, Amantea, San Lucido e Guardia, sentenziavano continuamente: “Sembra che Natuzzo, Egidio ed Arnaldo non vengano; Mela ci sarà certamente, come pure Anna, Maria ed Enza. Giovanni non è stato ancora rintracciato e neppure Franco”.
        Il tam tam continuava anche sulla fascia Jonica della Calabria, in particolare, sulle "spiagge in" di Soverato. Ad esse facevano eco i ponti coperti e quelli scoperti dei traghetti che tramano, incessantemente, fra le due sponde dello Stretto di Messina. A Cosenza, fra i capannelli di Corso Mazzini, i bookmakers accettavano scommesse (con giocate significative) sulla partecipazione, più o meno ampia, dei principi consorti al meeting Sanlucidese.
        Sulle spiaggie grande e piccola di Diamante e sull’arenile di Lampezia, alle spalle del porto di Cetraro, in assenza dei diretti interessati (che, solitamente, non frequentano i lidi affollati!) i presenti in spiaggia spettegolavano sulla futilità e sulla mondanità dell’avvenimento.

        (A questo punto, mi corre l’obbligo di segnalare che, per la straordinarietà dell’evento, Poste Italiane aveva emesso un francobollo commemorativo e, nel contempo, aveva disposto per un aumento dello stipendio dei suoi dipendenti direttamente impegnati nel meeting; mentre il dipartimento S.V. del MEF aveva emanato precise disposizioni perché a tutti i dipendenti pubblici partecipanti fosse erogata un’indennità una tantum destinata, lo si apprenderà succesivamente, a pagare il conto del ristorante.)
       
        Dopo una vigilia dedicata alla messa a punto dei ricordi globali e di quelli particolari ed una notte insonne, per la tensione accumulata e per l’immensa emozione, finalmente, il d-day arrivò.
        Ricordo che, ci fu chi trascorse la mattinata a rintracciare telefonicamente Franco (Spensierato), ritrovandosi, ripetutamente, alle prese con le disarmanti risposte della segretreria: “Il cliente da lei chiamato non è al momento raggiungibile…” e chi, invece, si trovò costretto a contabilizzare i numerosi filonisti dell’ultima ora, per motivi di famiglia. Per raggiongere la location del meeeting alcuni dovettero tirar fuori l’auto dal garage alle prime luci dell'alba, mentre altri, invece, percorsero, col cuore in gola, solo poche centinaia di metri.

        Io arrivo dinnanzi al parcheggio de La rupe in quasi perfetto orario. Sono in compagnia di mia moglie e di Geppina (Pastore), alla quale ho offerto un passaggio, per avere la gioia di stare più a lungo con Lei, che non vedo da trentasette anni. (nella foto, nel riquadro in alto, siamo in piedi ed occupiamo, partendo da sinistra, le prime tre posizioni). Dopo qualche istante ci raggiunge Franco (Iorio) col cane, che, all'avvicinarsi dell'ora di cena, farà posto alla moglie. (I coniugi Iorio, nella foto, sono seduti sulla panchina di destra, costretti, dalla persona di cui dirò in seguito, ad occuparne solo una breve porzione!). Passano solo pochi minuti e, mentre godiamo di un panorama stupendo, sentiamo qualcuno che chiama: Franco! È Concetta (Calomeni), con il marito. (nella foto, sono quelli in piedi, accanto all’albero).
        Nell’attesa degli altri, facciamo una passeggiata. Franco e Concetta ci raccontano di San Lucido e dei fasti del passato della città che ha dato loro i natali. Percorsi un centinaio di metri, ci viene incontro una coppia... Dopo qualche perplessità ed alcune ipotesi, azzardiamo un nome "Fulvia" (Sabato), con il marito. Non ci siamo sbagliati! (nella foto, sono in piedi e, mano nella mano, occupano le prime due posizioni, da destra).
        Ciascuno racconta il proprio passato ed il presente; dà notizia dei figli, del primo dentino del nipotino. Ma questi discorsi sono interrotti da una raffica di arrivi. Qualcuno, solo perchè li ha incontrati di recente, li annuncia esultando, sono: Mela (Frangione) ed Ada (Giordanelli), con i rispettivi mariti. Qualche metro più dietro c’è Enza (Maisano), con il marito. (nella foto, li ritroverete, in ordine di citazione, seduti sulla panchina di sinistra). Ora c’è un susseguirsi di scatti fotografici e le prime ombre della sera risultano schiarite da una sequenza ininterrotta di lampi prodotti dai flash a corredo delle macchine fotografiche che, fino a quel momento tenute in borsa o in tasca, ora brillano al sole basso all'orizzonte, come spade scintillanti, e vengono usate disinvoltamente senza alcuna discrezione.
        Non ci siamo, ancora, ripresi dallo shock provocato dall'incalzare di sì piacevoli incontri, che, all'improvviso, spuntano dal vocoletto due auto. Al loro interno scopriamo i volti, tanto cari, d'Emilio (Colonna), di Daniela (Ricci) e di Marisa (Lanzillotta). I primi due presentano i coniugi al seguito; Marisa, che del marito (e dei figli) ha solo le foto, in borsa, fa i salti mortali per mostrare la sua caraibica abbronzatura. (nella foto, li troverete, in stretto ordine d'apparizione, in piedi fra le due panchine. (ndr. è inutile cercare l’abbronzatura di Daniela, che, ovviamente, non occupa alcun spazio fisico!).
        La visione di migliaia di foto del bel tempo che fu portate da Daniela, in una pesante valigia diplomatica, in questa fase del meeting si sovrappone, per lungo tempo, ai precedenti discorsi su di noi e sui nostri familiari.
        Ma ecco che arriva un’auto d'epoca targata “RC” e le signore, festanti, abbandonano i mariti, le foto, i discorsi sui figli e sui nipoti e le corrono incontro. Passa solo qualche attimo e la piazza antistante La rupe s’illumina a giorno per il susseguirsi dei flash prodotti dalle macchine fotografiche delle fans del nuovo arrivato. Agli uomini del meeting, rimasti orfani d'ogni affetto e di ogni altro bene, non resta altro che prendere atto dell’arrivo di Pino (Alati). (Quello al centro della foto, l’unico con i baffi, è Pino; alla sua destra si è imposta, con molta fatica, la moglie). Neppure il tempo di uscire dall’abitacolo ed, immediatamente, il reggino viene sottoposto alla ricorrente tortura del riconoscimento dei presenti, con un incalzante ed asfissiane time-out!
        Marisa continua a chiedere di Franco (Spensierato). Per l’ennesima volta, le faccio ascoltare, dall'altoparlante del mio cellulare, la voce sconsolata della signorina della TIM che, ribadendo l’impossibilità di raggiungere il cliente chiamato, cancella, a questo punto del meeting, la generale e comune speranza di averlo tra noi.
        Si è fatto notte. Lampeggia e s’illumina l’insegna al neon del ristorante. Poco distante da noi, un’allegra comitiva di giovani canta il tormentone di quell'estate, oramai alla fine:”Verofalso”. Franco continua a ripetere a tutti i presenti, senza alcuna eccezione (anche a quelli, di noi, che non conoscono la vicenda e che, quindi, non riescono a capire il senso delle sue parole): “Ho appena parlato, al cellulare, con il marito. Stanno per partire da Paola!” (ndr, si tratta dell’ennesimo aggiornamento sui tempi di arrivo al meeting dei coniugi Papaleo. Franco, con la formula del comunicato stampa, ci aggiorna ogni cinque minuti). Noto che mancano, anche, i Grupillo, che avevano promesso che sarebbero venuti, per cui gli telefono. Sul momento, apprendo che la famiglia è andata ad un concerto e che, pertanto, contrariamente a quanto ci aspettavamo, non saranno con noi.
        Siamo tutti, ancora increduli, intorno a Franco che ha appena annunciato: “Partiti. Sono partiti. Sono partitiiiiiii!” (ndr, i Papaleo), che qualcuno esclama: “E’ arrivata Annaaaaaaaaaa!” La strada è affollata, vi sono alberi ed auto parcheggiate, l’illuminazione non è da set cinematografico e guardiamo in tutte le direzioni, per cercare di vincere il premio in rapidità nell’individuarla. Come Venere sorgente dalla spuma delle onde del mare, la vedo apparire fra una panchina, un albero, una Fiesta parcheggiata, ed un nuvolo di bambini che giocano. Tutti insieme le corriamo incontro, l’abbracciamo e la baciamo. (nella foto, la fanciulla distesa sulla famosa panchina di destra, di cui dicevo in precedenza, è Lei).
        È proprio quando il cuoco de La rupe è andato, da qualche tempo, a letto ed il proprietario del ristorante saporitamente russa dinnanzi al televisore che trasmette, ad alto volume, la sigla iniziale di Uno mattina estate; è proprio quando si sente, in lontananza, il monotono rullare del motore di una paranza che naviga, dopo la pesca notturna, verso il porto e le prime luci del nuovo giorno rendono nitidi i contorni dei monti alle spalle di San Lucido; è proprio allora che Maria (Zicaro) ed il consorte (ndr, i Papaleo) fanno il loro ingresso sul piazzale antistante La rupe. (Per la cronaca, nella foto nel riquadro in alto non troverete immortalati Maria e consorte, perché al loro arrivo il fotografo ufficiale della manifestazione aveva esaurito, irrimediabilmente, il rullino delle foto e le batterie del flash!).

         A questo punto, tutti a tavola! Per suggellare questa giornata indimenticabile che, tutti sperano ed auspicano, possa ripetersi in un immediato futuro.

         Per quel che mi riguarda, tante, forti e tutte belle sono state le sensazioni provate prima, durante e dopo il meeting. Mi resta il rammarico di non aver trovato l'occasione, insieme con Franco Iorio, per coagulare con qualche decennio d'anticipo il comune desiderio d'incontrarci.

        Chiudo questo verbale della seduta con uno zibaldone di ricordi e di sensazioni, che è limitato nei personaggi coinvolti (non me ne vogliano, per ragioni opposte, i compagni citati e quelli esclusi!) e che è, decisamente, non esaustivo delle tante realmente provate.
        Impossibile privarsi, anche per un solo istante, della compagnia di Emilio, compagno di banco per tante stagioni e puntuale biografo di quegli anni (si è confermato un formidabile data base d’informazioni su: docenti, alunni, relazioni di parentela, amori, avventure, inganni, ecc), e che si lamentava, durante la cena, per l’indisponibilità di sale, con cui condire l’insalata. (Probabilmente, ignorava che il proprietario de La rupe, per tradizione, suole versare tutto il sale disponibile sul conto!)
        Mi scuso con Geppina, che ho costretto, perché gradita ospite sulla mia Focus, a giungere sul luogo del misfatto quasi in orario, anzi, con solo cinque minuti di ritardo. Per lei, che è abituata a scandire i tempi della giustizia, sarà stata dura!
        Mi hanno intenerito quelli (ndr, si dice il peccato e non il peccatore!) che raccontavano delle loro peripezie per ricevere le soluzione dei compiti in classe e della mia riluttanza a fornire loro copie di un lavoro incompleto.
        Mi hanno stupito anche quelli (omissis) che tentavano di stilare delle graduatorie di merito scolastico di allora, nelle varie discipline: esercizio improbo, a causa dei nostri ricordi ingialliti dal tempo.
        Come non citare il grande assente: Natuzzo (Morelli). Autoproclamatosi, all’epoca, “mastro”, per la sua particolare bravura nel dare velocemente la soluzione ai quesiti dei compiti in classe di matematica applicata. Sembra che abbia avuto, in seguito, una vertenza con la Sip (Società per l’esercizio telefonico), che ha avuto l’ardire di assegnargli come numero telefonico della propria abitazione il 42000. Identificativo troppo facile da ricordare, per un mastro nelle scienze matematiche!
        Ha risposto, con immutato, slancio: Presente!, invece, Eugenio (Grupillo), che, costretto a rispondere “si” ad un’altra chiamata molto più grande della nostra, ha dovuto prematuramente privare i familiari e gli amici del suo profondo affetto. Lo abbiamo ricordato, a tavola, per le sue non comuni doti umane, morali e sportive. Al suo spirito, che abbiamo avvertito aleggiare in mezzo a noi, abbiamo chiesto d’intercedere presso Dio, per le nostre quotidiane manchevolezze e necessità.
        Mi corre l’obbligo di citare Enza (Maisano). Lei che, alla pari di Gianni Morandi, dal sessantasei non è per niente cambiata ed ha mantenuto gli stessi caratteri somatici di allora, unitamente ad un’impeccabile forma fisica. (Per le considerazioni testè espresse, nella foto di sopra vi sarà facile individuarla, senza indicazioni di alcuna coordinata!)
        È stata splendida Daniela (Ricci) che è giunta all’appuntamento senza più gli occhiali del '66, ma con una valigia zeppa di ricordi e di fotografie. A questo carico straordinario di ricordi fotografici, attribuisce l'impossibilità a portare seco figli e marito. Materiale fotografico, a mio modesto parere, più che sufficiente per una presentazione in PowerPoint dal titolo: “Tutto il quinquennio, minuto per minuto”. (In verità, mi duole confessare che, fra le centinaia di foto disponibili, ho scelto di visionare solo quelle nelle quali non ero presente, dal momento che non avrei resistito allo shock di rivedermi in immagini di “20 kg. fa”!
        Ora, come dare a Ninì quello che è di Franco? Ebbene voglio dirlo a lettere cubitali, senza l’impareggiabile contributo di Franco (Iorio), che ha ordinato e numerato con fatica, dedizione e precisione, le tessere del mosaico La classe, la convocazione del meeting sarebbe stata solo un’utopia.
        Nel corso della cena, particolarmente apprezzata è stata la telefonata, da Brescia (località di sua abituale dimora), di Giovanni (Vanzillotta). Non potendo essere presente al meeting, dopo un fugace incontro, con alcuni di noi, durante il periodo di ferie trascorse a Paola, ha voluto esserlo virtualmente, con una toccante e lunga telefonata. Ha parlato con tanti di quelli che non era riuscito ad incontrare precedentemente e si è augurato di poter essere con noi nei futuri appuntamenti. A tal proposito, colorito il linguaggio di Pino, come al solito. A quelli che cercavano di convincerlo a parlare con Giovanni, ripeteva, ostinatamente: “No, per carità, non passatemi il cellulare! A Giovanni non lo ricordo per niente. Non so che dirgli!”
        Genuina e disarmante la semplicità di Ada e di Mela, che per gran parte della serata hanno cercato di convincere Concetta a scurirsi i capelli; quei capelli che il tempo aveva tinto d’argento, ricevendo, per tutta risposta, un perentorio e secco “no!” I parrucchieri sono avvertiti.
        Come non sorridere di fronte all’immutato dinamismo di Maria (Zicaro), che, come ben sapete, è arrivata a La rupe con largo anticipo sull’ora fissata, convinta così com’era che l’appuntamento fosse per le 06:00 a.m. del 27 agosto 2003.
        Particolarmente diplomatica la Fulvia, con la quale, interrompendo i termini di prescrizione, mi ero visto, una quindicina d’anni prima nella sede dell’ITCG di Paola, dove, all’epoca, svolgevo la funzione di commissario di ragioneria agli esami di maturità. Mi ha ricordato che era venuta a scuola per salutarmi e per illustrarmi la figura umana e scolastica di un certo candidato, di cui entrambi non ricordavamo più il nome. Particolare non trascurabile per me, che non do per scontato che il risultato ottenuto dal maturando sia stato pienamente coerente con quanto sperato dalla famiglia e dal tutor!

CONSIDERAZIONI FINALI:

        Evitate di scrivermi o telefonare, per segnalarmi che la foto nel riquadro in alto non si vede. Non ci sono errori tecnici in questa pagina WEB. Non mi sono dimenticato di pubblicarla. La verità è che ho deciso di tenere riservate tutte le foto scattate nel corso del meeting. In particolare, la foto nel riquadro in alto non esiste! Non è stata mai scattata! E' una finzione narrativa che mi è piaciuto incastonare in questo racconto!

    Perché la scelta di non pubblicare le foto scattate durante il meeting (sia qui, che altrove)? Semplice la risposta. Per suscitare, fra gli assenti, il desiderio di partecipare a meeting futuri e per concedere, a quelli che sedevano ai tavoli de La rupe, una duplice opzione:

        a) la possibilità di sovrapporre le sensazioni del presente alle immagini di un passato remoto, che non è più;
        b) la scelta convinta di confermare quelle immagini, fresche e genuine di scolaretti timidi ed impacciati degli anni ’60, legate a fatti, ricordi, circostanze, che hanno rappresentato, rappresentano e rappresenteranno (ne sono certo!), le radici della vita di ciascuno di noi.

        Preciso che, i fatti narrati sono frutto della mia fantasia. Ogni riferimento a fatti, circostanze e persone, realmente accaduti ed esistenti, è da ritenersi puramente casuale.

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